Il cliente si iscrive sul sito o sull’app, cerca i prodotti, paga, e riceve direttamente a casa.
Perchè non c’è una impresa come Amazon a Benevento? Un caro amico beneventano emigrato in UK definì Benevento peggio di Mordor (si, la terra oscura del Signore degli Anelli).
Sono rimasto anche con la speranza (vana) che si sbagliasse, nel frattempo lui è ufficialmente cittadino britannico, ed io sto qui a dovervi spiegare l’idea geniale e semplice di Jeff mentre swippate come ebeti a cercare porno.
A Benevento uscire a comprare i croccantini per il gatto o il latte per i ragazzi già da prima dei DPCM, delle mascherine e dell’amuchina era un incubo, i commercianti si illudono ancora che serva abbellire la vetrina del negozio in centro, puntano ai “clienti altospendenti” in una città con un tasso di disoccupazione spaventoso (25.6% nel 2019, età 18-29 anni, dati Istat) e lavoratori in nero.
Mentre sei in auto pensi a qugli begli spot che ti hanno convinto ad acquistare l’automobile: quelle meravigliose città desolate dove l’auto sfreccia a 240 all’ora come nei videogames, non c’è anima viva per la strada, sporadiche gnocche che fanno shopping col catwalk su strade pulite come solo i rendering 3d sanno fare, poi ti svegli da Matrix e trovi i vecchietti con la Panda del 1990 che devono parcheggiare esattamente davanti al tabacchino per fare la ricarica della SIM, ed ovunque campeggiano pareti colorate di giallorosso, murales dei personaggi del Benevento Calcio, nastri rossi e gialli passano da un palo all’altro, e pensi alla scadenza del bollo ed a quello che costa mantenere questo mostro con le ruote.
Quando propongo soluzioni che non ci fossero già trent’anni fa (e-commerce, inserzioni sponsorizzate, un SMM curato e costante, un customer care che funzioni)
- o mi trattano come il venditore di enciclopedie in 25 comodi volumi ed un mutuo trentennale (“eh, io non ne capisco di queste cose, adesso non mi fate perdere tempo che c’ho da mettere a posto la merce”)
- oppure aspettano che quelli che loro pensano siano i loro concorrenti lo facciano per primi. Qualche pizzeria sta iniziando a capire che portare la pizza a domicilio potrebbe salvarli dalla chiusura, ma poi si schiantano sul “per ora no, ehhhh ma se devo pure pagare ad uno io poi che ci guadagno, ci vado a perdere”
- “ho la pagina facebook / instagram, anzi, senti, ma per cento euro al mese mi ci metteresti tutti i prodotti che ho in negozio, e già che ti trovi, fai pure le foto visto che fai pure belle foto?“
mentre il corso Garibaldi da anni è una morìa di “affittasi” e “vendesi” a prezzi da far dubitare della sanità mentale di chi possiede immobili.
Oppure mi contattano quelli che hanno l’idea geniale “Senti Michè perchè non facciamo un app che rivoluziona tutto” e quel facciamo sottintende che loro ci mettono l’idea ed io dovrei metterci il mio tempo, nel senso che dovrei proprio partecipare al rischio lavorando “come investimento per il futuro“.
E si tratta delle meravigliose applicazioni della gig economy, dove chi ci lavora vede sente e percepisce dal primo all’ultimo momento in cui collabora che è perfettamente sostituibile in poche ore, cosa può mai andare storto?
La spesa a domicilio è una di queste genialate che torna sistematicamente. “Facciamo l’app, che fa tutto lei, i venditori mettono i prodotti, poi i clienti si iscrivono, scelgono, l’app c’ha un database di precari ai quali notificare le consegne, e quando uno non consegna lo si depenna dal database, così non fanno i sciemi“.
L’importante è che si crei profitto senza creare stabilità economica. I piccoli Bezoz del sannio, gli imprenditori senza rischio.
Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale, quand’anche vi stesse bruciando la coda di paglia.
Qui c’è il comunicato stampa di Amazon Fresh: https://amazon-press.it/Top-Navi/Comunicati-Stampa/Pressedetail/amazon/it/Amazon-Fresh/