Un breve excursus su come è fatto un fotolibro nel 2023, e le differenze con il fotoalbum che andava di moda ancora solo vent’anni fa.
Spesso mi chiedono come è fatto un fotolibro. Fondamentalmente il problema nasce dal fatto che fino ad alcuni anni fa l’unico tipo di album fotografico era quello con foto singole incollate su di un album costituito spesso di pagine gialle, con una carta velina a separare le pagine, per proteggerle dall’evenienza che si potessero incollare tra loro. Oggi il fotolibro digitale viene progettato digitalmente ed è qualcosa di molto più simile all’impianto grafico di una pubblicazione editoriale.
A differenza di un libro o di una tesi di laurea, il materiale di cui è composto un fotolibro digitale è carta fotografica speciale, molto più spessa della normale carta usata nelle fotocopiatrici laser o nelle stampanti domestiche. Inoltre il procedimento classico di stampa chimica è estremamente inquinante, per questo motivo il mio studio si avvale di laboratori che utilizzano inchiostri a pigmento.
Inoltre, con un fotolibro digitale è possibile comporre foto di dimensioni diverse, in funzione della loro importanza nell’immagine complessiva finale, dove quindi non conta più la domanda “Quante foto ci sono nell’album?” ma semmai “Quante pagine servono per raccontare efficacemente l’evento?” e per fortuna, non c’è un unico modo uguale per tutti. Per questo motivo, il fotolibro digitale è una soluzione moderna e di impatto efficace.
Qui un esempio di fotolibro digitale per prima comunione impaginato opportunamente: