Meglio la pellicola o il digitale? Se vuoi sapere quale sia la soluzione migliore, prova. E’ che l’estate è finita e si ricomincia, anche se non ho mai potuto staccare veramente, come ogni fotografo cerimonialista. Faccio la cernita delle foto delle vacanze, e pensavo a quando utilizzavo la mia Ricoh XR-P. La conservo ancora gelosamente, perchè me l’aveva regalata mio padre, appassionato fotografo, quando ho finito il servizio militare.
Senza legami nostalgici non c’è motivo per continuare ad usare la pellicola. Il problema inizia dall’acquisto, ormai i rullini si trovano solo online, a Benevento nemmeno i negozi dei cinesi li vendono più.
E poi lo sviluppo, quel processo chimico che rende visibile l’immagine latente, sotto forma di negativo, o di diapositiva. A meno che non si vogliano sviluppare in proprio, mettere su una camera oscura, procurarsi tutti i prodotti chimici, ingranditore, vasche per i bagni, timer, termometro (per lavorare poi praticamente al buio per le pellicole a colori) la strada percorribile è solo quella di appoggiarsi ad un laboratorio, ed i laboratori, data l’esigua richiesta, sono sempre di meno. A Benevento e provincia non ci sono più laboratori per lo sviluppo di pellicole fotografiche. Bisogna spedirle, attendere, con tutto quello che comporta.
Quello che conta è il risultato. Ed è pessimo. Parliamo di una normale pellicola 24×36, di quelle che trent’anni fa erano diffusissime, ed erano una grossa fetta del business model di uno studio fotografico. La qualità di una pellicola: il giorno che le fotocamere digitali hanno iniziato a produrre immagini decenti oltre gli 8 megapixel, ecco, si può dire che quello sia stato il confine, oltre il quale la qualità dell’immagine digitale non giustifica più l’adozione della pellicola.
Lo so, adesso vi vengono in mente i fantastiliardi di pixel che vi hanno convinto di poter misurare così la qualità di uno smartphone, e non è questa la sede per distruggere questa certezza. E’ che una fotocamera a pellicola serviva per ricordare, per registrare, e su questo uno smartphone è incomparabilmente più comodo.
La foto di copertina l’ho scattata al mare, con uno Xiaomi preso due anni fa a 150 euro, ed editato con Snapseed. E’ un ricordo dell’ultimo giorno di vacanza del 2021, il mare calmo di Campomarino in Molise. Non avrei mai potuto portare quello che uso alle cerimonie. Troppa qualità, troppo pesante, troppa ansia. Vogliamo parlare della sabbia? Granelli di sabbia in una reflex professionale? Ecco, no grazie. Questo è il confine tra la vacanza ed il lavoro, e quindi mi basta questo ricordo. Se la volessi stampare, anche in formato 20×30 farebbe la sua bella figura.